Segni particolari: Il primo film del cuore Mary Reilly, il primo monologo imparato a memoria quello di Al Pacino in “Scent of a woman” trascritto premendo stop e play nel videoregistratore. Leggeva riviste di cinema e collezionava locandine in un raccoglitore di Lupo Alberto. faceva karate e sognava la cintura nera. In quegli anni ha imparato la disciplina, il rigore, l’ascolto, la costanza e la lezione più importante: sopportare la noia. Per le scuole superiori si trasferisce a Palermo dal piccolo paesino in cui viveva , trascorre i primi anni del liceo in un ex convento ormai pensionato per universitari gestito da morigerate suore laiche; ricorda ancora le sere in cui infilava i pattini e girava per i corridoi illuminati da madonne al neon e crocifissi dal miracolo facile. Scriveva diari, pretendeva di imparare il sesso leggendo i libri di Willy Pasini e quando si arrabbiava strappava le pagine dei suoi Dylan Dog. Dall’interno di quella stanza Cercava il senso delle cose, per esempio il senso dell’ottativo greco e delle manifestazioni studentesche ma anche dei fianchi larghi e della solitudine. Al teatro ci arriva per istinto, forse per “combustione”, per incendiare la rabbia di quegli anni. Studia con disciplina da karateka per poi apprendere l’enorme valore del disimparare, gli altri e pure se stessa. Pensa che essere un'attrice a volte è doloroso quasi come un viatico di espiazione (di solito lo pensa quando è sotto debutto) pensa che fare questo è l’unico modo per essere umani e poi per sdrammatizzare pensa che in fondo ha realizzato solo un sogno di bambina e comunque lo sa che è semplicemente un mestiere come gli altri ma con la pensione in paradiso. A scanso di equivoci va puntualizzato che Chiara è una persona dotata di temperamento ironico e leggero, entusiasta e solare. Non ama parlare troppo di sé se non in presenza di un Ricard.