Cristian Patanè

 

  • Data di nascita: 15 giugno 1991
  • Luogo di nascita: Avola
  • Formazione: Stage di alta formazione in Regia Cinematografica, UCLA – Los Angeles
  • Segni particolari: Sua nonna aveva un negozio di alimentari che distribuiva il pane di suo nonno; sulla stessa via, c’erano un negozio di giocattoli e un fotografo. Ha passato buona parte della sua infanzia a trangugiare caramelle davanti a quelle vetrine, immobile, ad immaginare e a costruire racconti. 
Ricorda bene quell’immagine ferma di sé, in contrasto coi racconti dei suoi familiari, che lo dipingono come una piccola bestia indomabile dal viso angelico.
    Ha scattato la sua prima fotografia a 9 anni, per gioco e perché non capiva il processo della luce.
 Il cinema è arrivato 3 anni dopo, attraverso il volto di Giffoni, il festival per ragazzi: organizzarono la produzione di un cortometraggio con gli studenti durante un piccolo festival ad Avola.
 Per la prima volta, completamente rapito, invasato, come un pozzo senza fondo di curiosità, si confronta col mistero del cinema. Guarda 8 1/2, 2001, Totò che visse due volte, Persona… 
E non li capisce. E’ una rivoluzione.
    A 13 anni ha avuto la possibilità di filmare e montare un matrimonio, grazie al figlio del fotografo che, incosciente come solo coloro i quali amano l’incoscienza, gli affida la sua attrezzatura e gli lascia la sua moviola con una sfida: fammi emozionare i due sposi e puoi usare questi giocattoli quanto vuoi! E’ andato a diversi matrimoni prima di filmare, aveva bisogno di osservare l’emozione di quel giorno… Senza rendersene conto, stava facendo il regista.
    L’anno dopo conosce un vero regista, che gli permette di assisterlo alla lavorazione del suo film e così, a 17 anni, decide di trasferirsi a Roma per inseguire un sogno ormai chiaro e vivido. 
Lo stesso anno, grazie ad una casa di produzione romana, filma il mio primo corto in 35mm, Le Notti Bianche, liberamente tratto da Dostoevskij.
    Al suo diciottesimo compleanno, firma il primo contratto. Lavora stabilmente come assistente alla regia o in produzione, mosso dalla necessità di imparare e di un reddito che gli consentisse di vivere nella capitale, mentre porta avanti le sue idee, per tentativi ed errori. 
La fortuna ripaga il coraggio di alcune scelte: viene selezionato dal Ministro della gioventù per partecipare ad un programma di formazione cinematografica alla UCLA di Los Angeles.
 A 21 anni, però, arriva la profonda crisi: sente l’esigenza di tornare a studiare per ampliare orizzonti e strumenti conoscitivi. Desiderava fare il Centro Sperimentale, ma non era un’opzione possibile, doveva fare i conti con l’impossibilità di mantenersi a Roma. 
Vince una borsa di studio e decide di trasferirsi a Napoli per studiare filosofia. 
Lo spirito della città lo stimola così tanto da farlo approdare a nuove conoscenze ed idee: era il momento della rivoluzione digitale, si interessa di marketing, comunicazione e imprenditoria giovanile. Crea una start up per progetti culturali dal basso e dopo qualche anno di nomadismo e sperimentazione, torna a Roma per fondare la sua casa di produzione, la BridgeFilm. 
Finalmente, il suo personale spazio di gioco.
    In quel momento floridissimo, torna però quella certa sensazione di insoddisfazione che trova soluzione in una sera d’estate, dentro al cinema: vede L’Attesa di Piero Messina. 
Dice a me stesso che Piero sarebbe diventato il suo mentore e lui il suo assistente.
    E’ stato la sua ombra per 6 anni, dedito come un atto di fede, libero di poter trafugare.
    Oggi sa che il modo migliore per imparare a fare i film è farli, come diceva qualcuno più saggio, e che i film non bisogna capirli, perché parlano a qualcosa di più grande dell’Io.